LampadinaLa necessità di illuminare, squarciando il buio è un'esigenza sentita fin dai primordi. Ma solo in tempi relativamente recenti un dispositivo, la lampadina, ha consentito di raggiungere questo obiettivo.

Il bisogno di illuminare spazi pubblici o aree private è da sempre sentito, ma solo da un paio di secoli la tecnologia ha consentito questo miracolo. Tutto comincia il 28 settembre del 1799 quando un chimico francese, Philippe Lebon brevetta la Thermolamp una particolare lampada che brucia grasso prodotto dalla distillazione del carbone.
Il governo parigino tuttavia non percepisce la potenzialità del sistema, né sente la necessità di illuminare la grande città. La luminosa idea di Lebon non diviene una realtà diffusa.
Qualche anno dopo oltre la Manica, in terra inglese, un commerciante di origine tedesca darà il via, grazie anche ad un finanziamento di Watt alla National Light and Heat Company.
E il 1806 e per circa un secolo l'azienda, prima nel suo genere, fornirà illuminazione pubblica e il riscaldamento a gas alle case e della città londinese.
Il nuovo secolo, comincia e nuove invenzioni, nuove scoperte cominciano ad animare la scena ed il palcoscenico del novecento.
In un contesto confuso, spesso mitizzato, diversi personaggi mossi dalla curiosità e dalle nuove scoperte, inventano e talvolta copiano le idee altrui, di altri meno accorti ed intraprendenti inventori, mentre altre volte giungono a medesimi risultati per puro caso.
Alessandro Cruto, Joseph Swan e Thomas Alva Edison si contendono l'invenzione della lampadina, anche se in gran parte dei libri di storia è quest'ultimo, Edison, a vincere sugli altri.
Definire con esattezza la paternità è cosa difficile visto che già altri avevano prodotto qualcosa di molto simile.
Humphry Davy aveva inventato una lampada ad arco voltaico ed il belga Jobart perfezionò l'idea realizzando il tutto sotto vuoto.
L'invenzione ripresa dal russo Pavel Jablochov la utilizzò per illuminare alcune stazioni ed edifici pubblici, sostituendo gli elettrodi di carbone con più resistenti elettrodi in platino. Altri inventori deposero brevetti nella seconda metà dell'ottocento.
L'idea quindi era ormai matura quando i tre inventori si contesero la paternità della moderna lampadina.
Il principio di funzionamento della lampadina ad incandescenza è dovuto ad un effetto noto come "effetto Joule" ovvero la dissipazione di una parte dell'energia elettrica in forma termica.
Gli elettroni attraversando un materiale in particolari condizioni di resistenza dapprima emettono energia sotto forma di una luce rossastra per poi, superata una certa soglia di temperatura emettono luce bianca.
Una storia articolata e ricca di colpi di scena, quella delle lampadine e della corsa ad illuminare la notte. Una battaglia fatta a colpi di intuizioni ma anche frutto della serendipità che talvolta ha svolto un ruolo primario in certe scoperte.
L'affermazione delle idee, dei progetti, è stata dettata dall'intraprendenza, dalla forza personale e anche dai capitali disponibili che talvolta hanno modificato in un senso o nell'altro la storia di questa piccola ma importante invenzione.
Ormai a quasi un secolo e mezzo di distanza il mondo è estremamente cambiato, resistono ancora, per poco, le lampade ad incandescenza che pian piano stanno lasciando a forme di illuminazione più efficienti e meno energivore.
Una storia difficile da raccontare in sintesi ma interessante da scoprire attraverso i personaggi che l'hanno creata.