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Porta sull'ignotoSerendipità un neologismo che deriva da Serendip l'antico nome persiano dello Sri Lanka, il termine fu coniato dallo scrittore Horace Walpole e venne una lettera indirizzata al suo amico Horace Mann.

L'idea del termine nacque dalla lettura di un'antica fiaba persiana "Tre principi Serendippo". Insomma un modo elegante e letterato per indicare la più famosa botta di c@#o ovvero il fattore "C" che ha grande rilevanza in ogni aspetto della vita e la rassegna che segue ne è una piccola dimostrazione.
Nel racconto si narra che i tre protagonisti partiti per un viaggio verso l'ignoto, grazie a intuizioni dovute al caso ma anche alla loro capacità di osservazione e acutezza, riescono a cavarsela nelle varie situazioni.

Il Devoto Oli definisce così questo termine "La capacità di rilevare e interpretare correttamente un fenomeno occorso in modo del tutto casuale durante una ricerca scientifica orientata verso altri campi d’indagine." Serendipità quindi volta all’ambito scientifico e che ben descrive molte scoperte e invenzioni.
Gli scienziati (ma questo dovrebbe valere per chiunque) esplorando settori nuovi e sconosciuti possono commettere spesso errori ma questo non dovrebbe essere un aspetto negativo ma al contrario dovrebbe contribuire a stimolare ulteriormente la ricerca.
La vera forza il vero successo non è trovare qualcosa che ci si aspetta, ma nel saper individuare e scoprire ciò che non si prevede. Condizionamenti sociali, e "miserie umane" (invidia, presunzione, arroganza) hanno spesso frenato l'evoluzione scientifica, tarpando le ali alla creatività e alla spregiudicatezza di alcune menti che osservavano il mondo sotto una diversa prospettiva.
Insomma, “la sorte favorisce solo le menti più preparate".