Come accade spesso per le nuove tecnologie anche la stampa 3D si è ammantata di fantasiose idee e esagerate aspettative.
Negli ultimi tempi si è parlato molto delle stampanti e dei sistemi di stampa tridimensionali. Un gran vocio che proviene dalla televisione e dai mezzi di informazione più in generale.
Un chiacchiericcio talvolta supportato da fatti concreti e talvolta soltanto da qualche forzatura giornalistica, ma sempre tutto ammantato da grandi aspettative e potenzialità quasi miracolose.
Ne parlano i politici, ne parlano dirigenti, ne parla ogni classe sociale in ogni paese. C'è chi si affretta a definire il fenomeno come la terza rivoluzione industriale e chi più cautamente ridimensiona la cosa definendo meglio l'affermazione integrando nelle cause del fenomeno non tanto la singola tecnologia ma quanto l'insieme delle idee, delle metodiche, della filosofia che è alla base; ovvero la maggiore disponibilità di programmi ma anche di schede elettroniche ed altri marchingegni che hanno consentito di pensare in modo diverso, di immaginare in modo innovativo cose finora rimaste statiche e cristallizzate per lungo tempo.
Parlare solo di stampante 3D non è sufficiente a definire il fenomeno.
Le tecnologie alla base, sono differenti. Si va così dalle economiche stampanti che prevedono l'esclusione di un sottile filamento di materiale plastico che entrando nella macchina in forma solida, viene scaldato fino a fonderlo e quindi estruso in un sottile filamento fluido che deposto lentamente va a disegnare una sottile fetta dell'oggetto tridimensionale che si vuol riprodurre. Così strato su strato lentamente va a formarsi l'oggetto desiderato.
O si usano metodiche analoghe ma tecnologie estremamente differenti per costi e dimensioni dei macchinari si possono trovare stampanti che realizzano oggetti grazie micro getti di collante su speciali polveri spalmate strato su strato all'interno della vasca di stampa.
Oppure fasci di luce che polimerizzato il sottile strato di un liquido su un piano che pian piano muovendosi va a comporre l'oggetto progettato sempre strato su strato, ma disegnato dalla luce.
In altri casi, sempre grazie alla luce, laser ad altissima potenza fondono polveri metalliche così da realizzare pian piano il pezzo voluto.
Tecnologie differenti che di volta in volta, di caso in caso vedono declinazioni tecniche e tecnologiche e dei materiali di consumo. Scelte dettate da problemi tecnici, commerciali o altro.
Così al potente laser vediamo sostituire una grande lente di Fresnel o al sostituire il filamento plastico con una poltiglia cementizia in grado di realizzare opere architettoniche più o meno complesse o ancora dispositivi a deposizione o ad iniezione che cercano di riprodurre tessuti del nostro corpo.
Migliaia di progetti che tuttavia solo in rari casi sono divenuti routine quotidiana, prassi consolidata. In molti casi si tratta di progetti innovativi che non vanno oltre la fase prototipale, mentre in altri casi si tratta di percorsi produttivi che vedono integrare questa tecnologia (cosa peraltro nell'industria già da tempo in uso sebbene solo quasi esclusivamente a fini di prototipazione) con altre tecnologie lungo un percorso produttivo estremamente complesso ed articolato. Oppure si tratta di iniziative più volte a sfruttare il fenomeno, la moda a fini commerciali che non di vere e proprie esigenze produttive risolte brillantemente da queste nuove tecnologie.
Se da un lato osserviamo varie aziende annunciare l'adozione di queste tecnologie, dall'altro bisogna analizzare attentamente il contesto e il percorso che ha portato a questi risultati e valutare se effettivamente si tratta di una rivoluzione o più che altro di un percorso articolato ed integrato in un processo produttivo consolidato negli anni.
Ben diverso è il discorso domestico, dove effettivamente questi dispositivi stanno portando notevoli cambiamenti nel mondo del del fai da te, della piccola produzione, del design.
Tuttavia c'è da tener conto che le persone coinvolte sono ancora una una parte abbastanza piccola di appassionati tecnologici che cercano per hobby o per questioni professionali di trovare risposte grazie a queste particolari macchine.
Il costo di circa € 15 al chilo del materiale plastico utilizzato da queste stampanti non è minimamente competitivo con i granelli plastici usati nella produzione industriale per iniezione.
Produrre in casa oggetti plastici non è affatto conveniente a meno che non siano oggetti unici o prototipi che difficilmente potrebbero essere prodotti a basso costo con procedimenti industriali.
Molte le iniziative private e pubbliche per cercare di far avvicinare il vasto pubblico alla tecnologia e quindi sfruttare il fenomeno "3D". Si tratta comunque di iniziative sporadiche e disperse qua e là.
Progetti senza dubbio interessanti, idee avveniristiche ma non per questo chiave di volta di un sistema produttivo.
Le stampanti 3d non devono essere viste necessariamente come un metodo per rimpiazzare completamente l'esistente, quanto mai una tecnologia che a seconda dei casi può integrare ed integrarsi con l'esistente e in altri casi forse sostituire.
Le stampanti 3D sono una nuova opportunità di sviluppo nei suoi più vari aspetti ma non sono la soluzione ad ogni problema.
Di strada da fare prima di realizzare case che ne ha ancora molta, come ancora molto cammino bisogna fare prima di poter acquistare prodotti fisici che poi comodamente stamperemo a casa nostra o altre utopiche idee che spesso vengono associate a queste tecnologie.