Cartello videosorveglianza La disponibilità di dispositivi interconnessi rende sempre più facile violare la privacy, mettendoci a nudo verso curiosi e spioni.

Tra le prime cose, tra i primi oggetti ad essere stati interconnessi, primi membri "dell'Internet delle cose", vi sono le telecamere.
Di anno in anno divengono sempre più diffuse ed utilizzate per diversi scopi, ma soprattutto connesse in rete.
Che si tratti di video sorveglianza per garantire la sicurezza di di un'azienda o di una casa, o debbano controllare il sonno di un bambino o un processo produttivo, i loro occhi catturano quotidianamente immagini che vengono poi veicolati sulla rete verso i legittimi destinatari.
Abbiamo più volte affrontato negli ultimi tempi argomenti correlati alla sicurezza o più correttamente alla superficialità con cui spesso certi dispositivi vengono gestiti.
Dai casi più gravi in cui non viene messa alcuna password, confidando nell'anonimato e nelle dimensioni di una rete sempre più grande e caotica o magari lasciando questi dispositivi con le impostazioni di default e quindi di fatto completamente sprotetti e fruibili da chiunque.
Così, come accaduto per i software di controllo ed assistenza remota qualcuno ha pensato di creare un sito Insecam, appunto da cui poter accedere a tutte le telecamere connesse alla rete e che hanno mantenuto le credenziali di accesso fornite dal costruttore.
Un numero impressionante è quello delle telecamere accessibili da questo sito.
Si parla di oltre 73.000 telecamere di cui quasi 3000 posizionate nel bel paese.
Dagli autogrill ai sistemi di monitoraggio di armadi dati in una qualche server farm, ma anche sorveglianza di abitazioni ed edifici industriali, magazzini e casseforti, il tutto corredato di riferimenti di geo localizzazione.
Un sito che sfruttando la superficialità di alcune installazioni e rende possibile spiare persone ignare.
Il sistema consente, come detto, di accedere solamente a quei dispositivi dotati di indirizzo IP e studiati per la video sorveglianza. Sono quindi escluse le varie telecamere USB, webcam, e i dispositivi integrati nei vari computer, questo tuttavia non deve rassicurarci e far abbassare il livello di attenzione.
Il campionario presente nel sito è relativo a tutti quei dispositivi che possono essere rintracciati mediante ricerche su Google o utilizzando Shodan di cui già parlammo.
l'intrusione nella vita altrui avviene grazie a queste telecamere che sono state "violate", sebbene tale violazione non possa essere imputabile ad una vera e propria azione di hacking, in quanto non si sfrutta alcuna vulnerabilità, se non l'ingenua e incauta istallazione da parte dell'utente.
Secondo alcune fonti presenti in rete tuttavia, almeno per quanto riguarda la normativa americana, si potrebbero ravvisare gli estremi di una violazione. In quanto i dispositivi in realtà sono protetti da password per quanto ingenua e banale.
L'accedere quindi a tali dispositivi di fatto equivarrebbe ad una violazione di un dispositivo protetto.