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Il mais, una pianta erbacea della famiglia delle Poaceae, nelle sue varie speci è tra i prodotti più coltivati  sul pianeta e ultimamente è al centro di vari interessi non solo nell'uso tradizionale ma anche al centro di ricerche e studi molto avanzati.
Fin da piccoli si resta ammaliati nel vedere esplodere il piccolo chicco arancione in un fiocco bianco e leggero, un fatto che probabilmente ha affascinato anche due ricercatori.
Emmanuel Virot e Alenxandre Ponomarenko hanno recentemente pubblicato una ricerca sulla "fisica" dei pop-corn.
Grazie all'uso di telecamere in grado di riprendere un alto numero di frame e altri strumenti in grado di rilevare con esattezza la temperatura e i rumori, hanno cercato di determinare quale fosse la temperatura migliore per ottenere della pop-corn oltre a cercare di determinare il modo di far "esplodere" il maggior numero di chicchi.
È ormai noto da tempo che il fenomeno dell'esplosione è legato all'aumento di pressione del vapore che si viene a formare all'interno del chicco e che raggiunta una certa pressione riesce a rompere il guscio esterno facendo espandere in fiocco l'amido.
Questa nuova ricerca ha cercato di determinare quale fosse la temperatura ideale per generare la pressione sufficiente a far esplodere correttamente il maggior numero di chicchi di mais.
I due ricercatori hanno così individuato il valore ottimale della temperatura che corrisponde a 180°, inoltre hanno cercato di comprendere le ragioni del caratteristico rumore emesso dalla pop-corn che esplode.
Contrariamente a quanto si poteva immaginare il suono caratteristico non è determinato dal rilascio del vapore o dalla rottura del guscio ma bensì dall'improvvisa riduzione di pressione in un fenomeno molto simile a quello che si verifica all'apertura di una bottiglia di champagne.
Per finire il duo francese si è concentrato sulle ragioni che portano i fiocchi a fare incredibili balzi.
Grazie a telecamere in grado ci catturare un alto numero di frame e  analizzando fotogramma dopo fotogramma hanno potuto appurare che il balzo non è dato dalle forze che hanno portato l'esplosione ma bensì dall'energia che gradualmente si è accumulata durante il riscaldamento e che viene rilasciata su una specie di gamba, su un ricciolo che si forma al momento dell'esplosione e che consente di dare un grande slancio al fiocco tanto da consentirgli un piroetta in aria
Lo studio delle due ricercatori francesi è stato pubblicato sul Journal of the Royal Society Interface