Indice articoli

Equino "corrazzato"L'ambiente militare ha sempre svolto lo sguardo attento e interessato verso il regno animale. Ogni esercito ha un proprio reparto "faunistico"

in pace o nei conflitti il mondo militare ha sempre svolto uno sguardo attento verso il regno animale in quanto supporto supporto logistico o estensione dei propri sensi e delle proprie capacità.
Insomma soldati non umani in grado di assolvere compiti altrimenti insoluti.
Durante la grande guerra si stima che tra il 1914 e il 1918 siano stati inviati sui campi di battaglia europei, provenienti dagli Stati Uniti 1 milione di cavalli da traino.
Si è stimato che complessivamente durante la prima guerra mondiale siano stati impiegati circa 10 milioni di equini. Un numero enorme, spesso sacrificati sui campi di battaglia insieme ai soldati.
Per gestire le necessità e le ferite riportate dagli animali vennero allestiti veri e propri ospedali veterinari, spesso affiancati dagli uomini della croce azzurra. Un lavoro che ha portato a salvare 3000 e 4000 unità.
Tuttavia lo sforzo di questi uomini non è riuscito a limitare, come peraltro non è riuscito il personale della Croce Rossa, a scongiurare l'enorme tragedia della prima guerra mondiale.
Alla fine dei conteggi risulta infatti che circa 8 milioni di unità morirono sui campi di battaglia.
La situazione non fu certamente migliore durante il secondo conflitto mondiale, dove nonostante un enorme preponderanza meccanica e tecnologica, i cavalli giocano ancora un ruolo importante.
Si stima che i russi impiegarono nel conflitto 3.500.000 equini, non furono da meno i tedeschi che movimentarono 2.800.000 unità.


Laddove le battaglie furono più cruente, dove maggiore fu la perdita di vite umane, si sono registrate, in parallelo, altrettante imponenti perdite sul fronte equino.
Stalingrado 50.000 unità, 30.000 nella zona di Sebastopoli.
L'impiego del cavallo, per uso bellico, dopo essere stato addomesticato per uso alimentare, come fonte di latte, avvenne fra i popoli medio orientali e gli egiziani che circa 4000 anni fa si servirono del cavallo come mezzo di traino dei carri da guerra.
Durante il periodo romano le tecniche di combattimento a testuggine, privilegiavano gli uomini, che chiudendosi in una specie di corazza divenivano un'arma micidiale.
Il cavallo tuttavia resta un elemento importante nell'esercito perché consente di muoversi rapidamente sul campo di battaglia, per azioni diversive o compiere blitz finalizzati a massacri presso le linee nemiche.
Tuttavia rimane un elemento ad appannaggio esclusivo dei capi, o di persone facoltose.
In questo periodo c'è chi persino impiega animali ben più grandi, quali gli elefanti, più che per peculiarità specifiche, probabilmente come elemento di propaganda e di sorpresa.
In epoca antica gli animali vengono usati anche come veicoli di diffusione di malattie e infezioni. Da vivi o morti vengono impiegati, talvolta per diffondere malattie oltre le linee nemiche.
Il successo degli equini torna nel medioevo con la figura del cavaliere e degli obblighi morali e religiosi che tale figura incorpora.
Il cavallo assume quindi un ruolo centrale nel campo di battaglia tanto da meritare corazze ed armature finemente decorate.
Sebbene quest'ultime siano più destinate a fini di rappresentanza più per manifestazioni che non in reali battaglie. Tale condizione rimane invariata per il Rinascimento ed oltre dove nuove tecniche di combattimento vedono il cavallo come elemento chiave della strategia di battaglia.
I combattimenti divengono veloci, al galoppo e nuove armi e nuove formazioni si sviluppano.
Nascono i corpi di cavalleggeri, ma l'avvento delle armi da fuoco sul campo di battaglia, introduce rapidamente dei cambi radicali nelle tecniche di combattimento.
I cavalli tornano ai capi che se ne servono per osservare e guidare le truppe da posti riparati con buona visuale sull'intera scena di battaglia.
La velocità del cavallo consente rapidi spostamenti per azioni fulminee, come elemento diversivo, per consegnare dispacci o inviare comandi.


Un parente del cavallo, il mulo, partecipa anche lui ai conflitti. Una partecipazione più in sordina, meno gloriosa ma forse più importante del nobile cavallo.
In Italia il mulo e celebrato e ricordato nelle epiche battaglie degli alpini, soprattutto nel primo conflitto mondiale. Entrato in servizio dopo la metà del 1800, resterà con l'esercito italiano fino agli inizi degli anni 90 del secolo scorso. Le caratteristiche uniche di questo animale consentono prestazioni uniche in condizioni limite.
Impiegato in compiti estremamente onerosi, trasporta instancabile armi e vettovagliamento sul fronte alpino, lungo pendii scoscesi e in condizioni climatiche proibitive.
Nessuno è in grado di rivaleggiare impotenza e determinazione con questo particolare animale. Neppure il suo "fratello" barbotto.
Il legame uomo-mulo e ancor più forte di quello che si instaura con il cavallo. Durante la seconda guerra mondiale 520.000 unità vengono impiegati in combattimento e alcuni esemplari si rendono protagonisti di storie straordinarie o di imprese eroiche.  


Inquadrati nei ranghi militari, al fianco dei soldati troviamo spesso anche i cani, addomesticati dall'uomo 15.000 anni fa, entrano in modo massiccio nei ranghi militari durante la grande guerra, dove si stimano circa 3500 cani solo fra le file italiane.
Utilizzati soprattutto per il trasporto di viveri e munizioni, riuscendo, grazie alla taglia minuta a sfuggire ai colpi del nemico nella guerra di trincea. Equipaggiamento per cani
La Russia ne annovera circa 50.000 mentre la Germania arriva a reclutarne ben 200.000.
La selezione è rigida e l'inquadramento nei ranghi è inevitabile. Così in base alle caratteristiche fisiche e al temperamento si decide la tipologia di impiego.
Cani staffetta, veloci e silenziosi; cane sentinella, dall'udito particolarmente sensibil; cani aggressivi per missioni particolari. Si provvede ad addestramento specifico, si effettuano studi mirati.
Nel 1942 gli inglesi "sviluppano" il primo cane paracadutista, i cugini d'oltre Atlantico impiegano il cani per trovare le mine sepolte.
A fine conflitto i cani morti ammonteranno a circa 7000 unità ma secondo altre fonti, come sempre in questi casi, il numero sembra essere ben superiore fino a sfiorare le 10.000 unità solo sul fronte americano e 5000 sul fronte tedesco.
Si istituisce persino un premio, una onorificenza, la "Dickin Medal", per i più fortunati, per gli altri, spesso l'abbandono.
Se lentamente grazie all'avvento delle nuove tecnologie i cavalli e muli perdono il loro ruolo in battaglia, i cani partecipano anche al conflitto in Vietnam fra le fila americane.
Le sorti della guerra e quanto seguirà per i reduci, non sarà meglio neppure per gli amici a quattro zampe.
A tutt'oggi l'uso di cani è ancora molto apprezzato dagli eserciti. Gli usi principali sono quelli di scovare esplosivi o rintracciare persone.


Se in ambito terrestre questi animali hanno svolto un ruolo importante, l'attenzione dei militari non può non essersi volta verso gli intelligenti delfini e così fra studi segreti e informazioni ormai di pubblico dominio si scopre l'impiego di delfini in attività antimine o per terminare navi nemiche.
Cetacei e pinnipedi, vengono impiegati dalla marina degli Stati Uniti anche come unità di sorveglianza contro attacchi subacquei presso porti e strutture militari strategiche.
Un impiego questo che di tanto in tanto solleva polemiche e discussioni presso l'opinione pubblica o più spesso con gruppi ambientalisti.
L'intelligenza e l'eleganza dei delfini li porta ad una maggiore empatia con la nostra specie e così divengono spesso elementi di scontro e di rivendicazioni fra le varie fazioni coinvolte.
Tuttavia l'impiego di questi animali risale già al secondo conflitto mondiale, sebbene in maniera molto più grossolana e ancora embrionale. Topo sminatore
Nelle attività di sminamento vengono impiegati anche criceti, topi e gabbiani che grazie alle spiccate capacità olfattive riescono ad individuare l'esplosivo contenuto in questi micidiali e subdoli ordigni.


Fra i volatili arruolati ci sono anche i piccioni viaggiatori, l'esercito francese risultava fino a poco tempo fa fra i massimi esperti in questo settore vantando pure una squadra che partecipava competizioni internazionali con questi particolari volatili.
Cher AmiAl Animals in War Memorial Fund, un monumento sorto a Londra in onore degli animali caduti in guerra non a caso ha scelto come mascotte Mary of Exeter, un eroico piccione che ha trasportato messaggi da una parte all'altra della manica durante la guerra.
Di eroiche azioni portate a termine da questi piccoli volatili ve ne sono diverse.
Durante il primo conflitto mondiale il piccione francese Cher Ami fu protagonista di una serie di imprese che lo resero famoso, opernado anche in condizioni di mutilazione (di una gamba) tanto da guadagnarsi la croce di guerra.
Un'importante ruolo quello svolto da questi pennuti che consentirà nel corso della prima guerra mondiale l'individuazione di 717 aerei precipitati in mare e durante la battaglia di Marna, furo in grado di recapitare con successo diversi messaggi. Stesso contributo e stessi successi nell'offensiva sulle Argonne.Il corpo imbalsamato di Cher Ami, conservato allo Smithsonian Institution di Washington.
Ma l'attenzione dei militari non si arresta a questi animali ma passa in rassegna qualsiasi specie possa in qualche modo, grazie alle specifiche caratteristiche o particolari peculiarità essere di vantaggio.
Così si possono trovare ricerche finalizzate allo sfruttamento delle particolari capacità di scorgere variazioni termiche, caratteristica questa che si renderebbe particolarmente utile nell'individuare sottomarini nemici. L'avanzamento delle tecniche non solo nel settore dell'addestramento, ma anche in quello elettronico e biologico coinvolge talvolta gli animali in maniera più invasiva, con impianti neuronali o altri fantascientifici approcci.
Dal cavallo via via l'uomo ha utilizzato qualsiasi animale e recentemente anche insetti, per cercare di trarre beneficio per la propria causa.
Nel Museo dell’Artiglieria di San Pietroburgo è stata inaugurata la mostra “Animali in Guerra”.
L'uomo ha così nel corso dei secoli trascinato dello stupido vortice della guerra anche il regno animale.