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e-wasteDove finiscono i telefoni, i computer, le televisioni, le consolle di gioco e le 1000 altre meraviglie tecnologiche una volta guaste o obsolete?

Se ne parla da un po' di anni, si parla di recupero, si cominciano ad allestire centri di raccolta, ma non è ben chiaro la fine che poi tutto questo materiale fa.
Di tanto in tanto i mezzi di informazione ci comunicano di questa o di quell'azienda in modo completamente innovativo ha trovato il modo per recuperare i preziosi materiali che compongono questi oggetti.
La quantità di rifiuti elettronici tuttavia a volumi ben più ampi di quanto le pur virtuose aziende nominate negli articoli e nei reportage, possano trattare.
Centinaia di migliaia di tonnellate vengono prodotte ogni anno, un volume enorme una quantità impressionante e variegata come si può evincere da questa mappa interattiva difficilmente viene trattata, ma anzi viene esportata in paesi in via di sviluppo.
Nonostante vi siano accordi internazionali e leggi che proibiscano al livello locale e/o internazionale il dislocamento di questa enorme massa di rifiuti, di fatto ogni giorno migliaia di container trasportano ingenti quantitativi di questi rifiuti verso paesi emergenti come ad esempio l'India, l'Africa occidentale e la Cina.
Così, nascosti fisicamente e/o mascherati come "rifiuti ferrosi" nei documenti, transitano dal porto di Hong Kong verso altri luoghi.e-waste
Accanto ad impianti legali come quello di Huaqing, dove in piena sicurezza con le più moderne tecnologie, questo quello che vorrebbero far credere, si dovrebbe, dicevamo, effettuare il riciclaggio della spazzatura elettronica, "e-waste", accumulatasi prima della proibizione da parte del governo cinese di importare dall'estero questo tipo di materiale e di smaltire inoltre l'enorme mole, in continuo aumento, che il crescente mercato interno sta producendo, vi sono un enorme numero di piccoli laboratori, a conduzione familiare che in modo del tutto artigianale cercano di effettuare un recupero, molto parziale delle materie prime contenute nell'e-waste.


È dalla convenzione di Basilea nel 1989 che si vieta l'esportazione di questi materiali verso i paesi in via di sviluppo tuttavia il traffico di questi pericolosi rifiuti elettronici continua.
Secondo le stime di Jaco Huisman, l’Italia ha prodotto nel corso del 2012 circa  17 chili di rifiuti elettronici per abitante.
Ma dove finiscano nello specifico questi "nostri" rifiuti non è facile determinarlo.
Tuttavia nelle giungle confine tra Hong Kong e Shenzhen vi sono nascosti depositi di rifiuti elettronici pronti per essere trasportati a centri di smaltimento illegale.
e-wastePiccole attività a conduzione familiare si svolgono in cortili privati negli abitati della zona. Un lavoro effettuato da centinaia di famiglie arrivate dalle province rurali in cerca di guadagni più sicuri e certi.
Mostrare le condizioni di lavoro risulta difficile in quanto gli interessati temono i controlli e le multe da parte del governo.
Purtroppo il lavoro svolto in modo approssimativo, cercando di recuperare solo i prodotti più facili da riciclare e più remunerativi portano a pratiche poco salutari per gli individui ed estremamente pericolosi per l'ambiente.
Per estrarre l'oro si ricorre ai bagni chimici con una certa disinvoltura, mentre nell'estrazione del rame il fuoco e l'alleato più rapido e meno costoso.
La combustione di molti dei prodotti plastici e delle resine porta allo sviluppo di diossine, il resto del materiale che viene gettato via contiene sostanze pericolose e tossiche come il cadmio utilizzato negli schermi a tubo catodico e che crea gravi danni e reni alle ossa o il mercurio contenuto negli schermi piatti che compromette gravemente il sistema nervoso ma l'elenco può continuare con piombo il berillio e altro ancora.
Un fenomeno nascosto, ma ben conosciuto tanto che la città di Guiyu a 200 km ad est di Hong Kong si è guadagnata il titolo di capitale mondiale della riciclaggio elettronico.
100.000 persone, provenienti dalle zone interne della Cina provvedono a smantellare prodotti dismessi che arrivano in camion in nave in questa zona.
Un'attività che sulla carta dovrebbe coinvolgere solo il materiale proveniente dal mercato internoe-waste, ma essendovi spesso anche materiale nuovo e ancora imballato il sospetto che qualcosa non funziona è più che lecito.
Un lavoro, che come dicevamo è estremamente artigianale e che espone gli operatori le famiglie a gravi rischi di intossicazione oltre a danni ambientali notevoli in quanto il materiale inutilizzato viene poi distrutto o comunque ridotto in roghi accesi sulle rive del fiume Lian, con conseguente inquinamento del corso d'acqua ma anche delle falde.
Uno studio della vicina università di università di Shantou ha messo in evidenza che l'82% del campione di bambini presi in esame mostravano livelli dannosi di piombo nel sangue.
La zona era già nota per i livelli estremamente alti di diossine cancerogene e le falde acquifere risultano pesantemente inquinate da cromo piombo zinco.
Per conoscere meglio il fenomeno, ed approfondire l'argomento è possibile seguire il blog di Adam Minter of visitare il progetto di Valentino Bellini "BIT ROT Project"