MicroscopioUn po’ come accade nella celebre fiaba di Charles Perrault, Pollicino, le nostre esistenze digitali lasciano sempre più briciole del nostro essere, di noi, lungo la strada.

Non si tratta forse di qualcosa di nuovo, infondo qualsiasi nostra azione tradisce la personalità, i nostri gusti, le nostre preferenze, sottolineando un periodo storico della nostra vita sociale. Quello che ora cambia rispetto al passato è l’enorme capacità di aggregazione e analisi di spaventose moli di dati che se presi singolarmente potrebbero essere pure banali e in condizioni non assistite da calcolatori, risultare insignificanti o comunque con tempi di interpretazione tali da rendere il dato obsoleto nel momento di una corretta integrazione solo con alcuni degli altri dati.

L’attuale capacita computazionale dei moderni computer e i potenti algoritmi sviluppati, uniti a una disinvolta e spesso non ben compresa modalità di fornire informazioni, forse convinti dell’anonimato garantito dalla “massa” e dalla grande frenesia del mondo moderno, ci espone all’occhio attento di molti grandi fratelli. La situazione si inasprisce giorno per giorno e sempre più inconsciamente veniamo studiai, analizzati, profilati, catalogati. Complici i moderni gadget tecnologici a cui non sappiamo rinunciare, ma anche da scelte talvolta superficiali o sconsiderate.

Se la profilazione effettuata su vari siti di e-commerce che cercano di carpire informazioni da nostri atteggiamenti, l’incedere con il mouse su un particolare prodotto, o analizzando le pagine visitate, correlando i dati cosi’ ottenuti con quelli forniti per la spedizione, area geografica, preferenze di consegna ect o il controllo effettuato da alcuni gestori telefonici della posizione dell’utente per mezzo della triangolazione delle celle o ancor meglio del gps presente su molti telefonini, sono tecniche alle quali possiamo opporre poca resistenza, ma certo dobbiamo fare attenzione, molto possiamo fare in ambienti quali i social network.

Età, razza, idee politiche, preferenze sessuali e persino il quoziente intellettivo sono solo alcune delle informazioni che sono riusciti a ricavare i ricercatori dello “Psycometrics Centre” dell’Università di Cambridge in collaborazione con la Microsoft dalla sola e “banale” analisi del “Mi Piace” pubblicato su Facebook. Notizie certamente non nuove, se si pensa all’accessibilissimo Wolfram Alpha che dai soli dati pubblici stila un report, non sempre perfettamente intellegibile ai più, ma comunque significativo di quanti dati posso essere raccolti da “innocenti” informazioni. O lavori come il progetto “Gaydar” che rivela come la rete di amicizie e preferenze diano indicazioni precise sull’orientamento sessuale.

Questo recente studio tuttavia sorprende per l’elevato livello di precisione, che su un campione di cinquantottomila profili, tutti di persone che hanno aderito volontariamente al test, istallano un app sul loro account Facebook che permettesse non solo di registrare una serie di dati ma di fare anche specifici test e controlli, ha restituito valori di accuratezza dell’88% nell’individuazione del sesso, percentuale che sale di sette punti nell’individuare il colore della pelle. Più incerta è la definizione dell’orientamento religioso che oscilla fra il 63 e il 75%. Valori tuttavia considerevoli comunque sia in termini assoluti sia per l’aspetto che si indaga. Ma l’analisi dello studio si è spinta ben oltre riuscendo a capire se una determinata persona facesse uso di droghe o meno, individuando persino la sostanza assunta.
I ricercatori ammettono che sebbene i “mi piace” da soli non siano molto espliciti, ad esempio solo il 5% dei gay ha espresso “Mi piace” ai matrimoni fra persone dello stesso sesso e pochissimi avevano legami con associazioni di difesa dei diritti civili, il programma utilizzato dal gruppo di ricerca è andando ad analizzare, aggregando altri dati come le preferenze televisive, le trasmissioni più viste, le canzoni più ascoltate ed altro ancora tracciando un profilo estremamente attendibile.

Una miniera di informazioni che alletta molti. Aziende, specie se nel settore del marketing, politici, (in particolare nel mondo anglosassone avvezzo all’uso di certe metodiche e tecniche) ma anche a settori meno convenzionali e più underground. Al momento c’e’ riservatezza sulle metodiche di analisi, ma il piatto è ricco e il settore è in grande fermento.

Facebook commenta i risultati di questa e altre ricerche simili come segue: “La possibilità di predire caratteristiche personali sulla base di informazioni accessibili al pubblico – come ad esempio i codici di avviamento postale, la scelta della professione, o anche la musica preferita – è stata esplorata in passato e non stupisce più di tanto. Non importa come vengano veicolate le informazioni – adesivi, bandiere alle finestre, loghi sui vestiti, o altri dati disponibili online – è già stato dimostrato che i sociologi possono trarre conclusioni sulle caratteristiche personali sulla base di queste informazioni.”

Le considerazioni e gli esempi addotti, sembrano far rifermento a metodiche pre informatica o agli albori di essa, minimizzando non solo le potenzialità ma anche l’enorme vantaggio che fornisce l’avere un nutrito e variegato data base di dati. Un atteggiamento che con ogni probabilità è cautelativo, studiato per sviare se non l’attenzione, per cercare di dissipare pericolose nubi temporalesche sull’azienda in blu.

Tuttavia l’enorme mole di dati di cui si può disporre ora è impressionante e dovrebbe far riflettere il fatto che una cospicua quantità sia in possesso di un unico soggetto, Facebook, (o il social network di turno). Un campanello di allarme dovrebbe suonare per ognuno di noi richiamando l’attenzione sul fatto che esistono software in grado di setacciare in profondità le nostre abitudini, anche le più intime. Non una rinuncia alla tecnologia, alle comodità o al divertimento, ma un invito alla riflessione e a un atteggiamento consapevole e accorto della nostra esistenza digitale e non solo, al fine di evitare incresciosi e spiacevoli episodi nell’immediato presente o in un non così remoto futuro.