FlaconeUna pratica venatoria antichissima, la falconeria, che affonda le sue radici fra le civiltà dei Sumeri e degli Assiri e conta ancora un certo numero di seguaci.

Le prime tracce di questa antica pratica sono state riscontrate in Mesopotamia in un bassorilievo del palazzo di  Sargon II a Khorsabad.
Nell'opera dell'ottavo secolo AC, un bassorilievo Assiro, sono raffigurati due cacciatori in un'azione di caccia e cattura di un rapace. Altri bassorilievi di queste antiche civiltà testimoniano l'interesse per i rapaci.
La pratica della falconeria rimarrà prevalentemente confinata all'oriente e india per tutto il periodo romano, cominciando a diffondersi anche in Europa con l'arrivo dei barbari.
Sono i Celti e di Goti ad introdurre in Europa gli insegnamenti appresi in oriente sulla caccia con il falco.
Nel medioevo la pratica avrà grande diffusione non solo come diletto ma come scienza, talvolta definendo persino la struttura sociale.
Una moda, una mania che contagerà l'intero mondo medievale in un misto di esaltazione, scienza e ammirazione. Dai "romanzi" a veri e propri trattati come il "De arte venandi cum avibus" (sull'arte di cacciare con gli uccelli) un trattato scritto da Federico II di Svezia. Qualcosa di più di un "semplice" manuale di caccia, un'opera più simile a un trattato di ornitologia.De arte venandi cum avibus
Di scritti, con consigli, indicazioni, regole e leggi se ne trovano per tutto il medioevo.
Provvedimenti duri, feroci per i trasgressori, ma anche gesti di estremo amore come il dare nuovamente la libertà agli splendidi rapaci qualche istante prima di capitolare sotto i colpi di un assedio.
Sul finire del medioevo e per tutto l'illuminismo la pratica della falconeria perde interesse. Durante il periodo dei lumi è considerata una pratica, retaggio primitivo e lontano di un periodo "buio" appena superato.
Se con l'illuminismo si eccede nelle valutazioni un lato, durante il periodo del romanticismo l'eccesso si sposta sull'altro, idealizzando il periodo medievale, alterando la realtà dei castelli e dei cavalieri e con esso riprende l'interesse per questa antica pratica.
Complice forse la maestosità e la fierezza dei rapaci, anche Napoleone, pur non essendo cacciatore ne resta affascinato e cerca di mantenere in voga l'antica arte. La moda si diffonde anche nel nuovo mondo dove trova diversi proseliti.
Attualmente vi sono diverse persone anche nel nostro paese che praticano l'arte della caccia col Falcone.
Non tanto, come ovvio, per questioni alimentari-venatorie quanto per la particolare sinergia che si viene a creare tra uomo e rapace. Un rapporto di equilibrio e rispetto tra l'uomo e il fiero e nobile volatile.
Vi sono regioni del mondo dove questa pratica è considerata uno status sociale e vi sono persone disposte a qualunque cosa.
Molti falconieri oggi sono impiegati in attività di intrattenimento ma anche e soprattutto nel contenimento di altri volatili tenendoli lontani dai centri storici o dagli aeroporti. Nonostante la variazione di impiego il fascino di un'aquila o un falco che si libra in aria rimane immutato.
Recentemente una candidatura all'Unesco ha proposto di inserire nelle liste dei patrimoni immateriali dell'umanità proprio la falconeria.
La candidatura partita dall'Italia ha subito alimentato polemiche e trovato dissensi fra gli ambientalisti e varie associazioni tra cui la Lipu che hanno chiesto al ministro dei beni culturali, Dario Franceschini di ritirare la candidatura in quanto pratica anacronistica e diseducativa e inopportuna.
Nonostante nel nostro paese la pratica sia regolamentata da leggere e la caccia con il Falcone consentita, severi controlli prevedono l'uso solo di animali nati in cattività, sanzionando pesantemente qualsiasi prelievo in natura.
Tuttavia le cronache di tanto in tanto smentiscono la regola raccontando, soprattutto nel passato, di prelievi di uova o pulcini direttamente in natura.
Secondo taluni l'animale nato in cattività non avrebbe le stesse qualità di quello nato in natura.
C'è chi per entrare in possesso di un nuovo del meraviglioso falco pellegrino è stato disposto a pagare decine di milioni delle vecchie lire, non è quindi del tutto insensato pensare che se questo è accaduto, forse anche ora questo mercato potrebbe essere attivo.
La paura che si possano verificare razzie di specie rare esiste, come esiste il fatto che accendere i riflettori su un determinato argomento porta ad un incremento "modaiolo" del fenomeno.
Tuttavia non si può non riconoscere il fascino di questa pratica antica, di questo sodalizio fra uomo e animale, del maestoso ed elegante volo di un'aquila o di un falco o della feroce precisione con cui colpisce la vittima.
Difficile in poche righe analizzare la polemica, senza rischiare di cadere in uno dei solchi della contrapposizione ideologica.