Sitema di scansione immaginiLa convinzione che negli innumerevoli servizi offerti in rete siano gratuiti ha cominciato a vacillare anche fra i non addetti ai lavori.

Come si può pensare che Google, piuttosto che Facebook o altri colossi della rete possano, pur offrendo gratuitamente i loro servizi guadagnare milioni di dollari senza richiedere nulla in cambio.
Quando Google annunciò di avviare il servizio di posta elettronica, molti fra gli esperti, gli addetti ai lavori o semplici nerd sollevarono obbiezioni e proteste circa le modalità con cui il servizio veniva offerto, ma anche sui rischi che l'uso ne comportava.
Pian piano negli anni ci si è assuefatti, senza più considerare i rischi che certe tecnologie e metodiche comportano.
Le raccomandazioni le osservazioni fatte in merito alla posta da Phil Zimmermann, e le idee nelle quali credeva così tanto da scrivere PGP ed incorrere in un processo, sembrano ormai un lontano ricordo.
Alcuni, forse pochi ricorderanno la vicenda, comprendendo di cosa parliamo, per gli altri, la maggioranza, questa citazione non significherà nulla.
Oggi il grande business della rete non è vendere i servizi o aprire invadenti banner pubblicitari, i grandi introiti, i grandi guadagni si ottengono grazie tecniche di "data mining"  così, partendo dalla posta, Google ha iniziato questa lucrosa attività cercando di attingere informazioni sull'utente.
Un'attività che ha visto poi scendere in campo tanti altri soggetti alla ricerca di informazioni.
Così come il piccolo robot "Numero 5" del film del 1986, che chiedeva con insistenza "necessito input, necessito input" anche colossi della rete chiedano input.
Tecniche sempre più sofisticate e invisibili, ma non per questo meno invadenti, scandagliano tutto ciò che noi volontariamente depositiamo sui loro potenti e capaci server.Numero 5
La comodità di avere subito disponibili messaggi o fotografie, rubriche ed agende la cronologia dei messaggini, o l'elenco dei propri amici il tutto unito al fatto che tali servizi sono disponibili gratuitamente induce ad abbassare un po' la guardia senza troppo considerare ai retroscena che per pigrizia e complessità si preferisce ignorare.
C'è poi qualcuno che in un momento di risveglio da questo torpore preferisce pensare di essere invisibile grazie alla legge dei grandi numeri che in teoria dovrebbe nasconderlo agli occhi dei "grandi fratelli" della rete.
Così i sistemi di identificazione come quello messo a disposizione a livello dimostrativo da Panopticlick, sono divenuti a distanza di qualche anno solo infantili teneri programmi.
Oggi la schedatura di massa avviene in modo sistematico e puntuale, con una precisione sempre crescente e la sola parte emersa del fenomeno, potrebbe da sola stupirci per i livelli di dettaglio e conoscenza che hanno di noi stessi.
Una dimostrazione piuttosto incisiva in tal senso arriva dal Wall Street Journal che in un interessante articolo segnala l'esistenza di aziende come Ditto Labs Inc.o la Piqora Inc. in grado di effettuare la scansione dei milioni di fotografie presenti nei social networking alla ricerca di informazioni.
Un'analisi ad ampio spettro per indagare sui prodotti commerciali da noi utilizzati, dalle bevande ai vestiti dai luoghi dello scatto al nostro stato d'animo.
Attività mirate ad individuare le nostre tendenze, le preferenze e i gusti così da meglio calibrare le campagne pubblicitarie e compiere indagini di mercato a nostra insaputa. C'è poi da tener conto che molto spesso le immagini vengono duplicate sui server di queste aziende che le analizzano. Così scatti imbarazzanti, che faticosamente eravamo riusciti, forse, a cancellare da Facebook di fatto sono ancora presenti da qualche parte in rete.
All'aumentare della potenza di calcolo, della complessità degli algoritmi e della disponibilità di enormi database, un altro tassello viene tolto dal muro che protegge la nostra privacy.
Descrizioni sempre più precise, sempre più dettagliate vanno ad arricchire la cartella che ci riguarda e così qualunque cosa, dal testo scritto fino alle foto e in futuro chissà cos'altro vengono scanzonati alla ricerca di dati, di informazioni, di correlazioni da inserire in sofisticati software che poi redigono il nostro profilo, un profilo così preciso che comincia ad essere inquietante.
Se non fosse ancora abbastanza chiara la potenza di elaborazione raggiunta, una delle due aziende appena citate, la Ditto Labs mette a disposizione una demo in tempo reale delle capacità elaborative del loro software.
Selezionando la categoria (auto, vestiti, caffè, cosmetici, liquori, eccetera) che si vuole indagare il programma rapidamente si avvia ed in tempo reale vediamo estrarre le informazioni relative richieste, accompagnate dai nomi degli utenti. Un grafico completa poi i risultati ottenuti.
Non vogliamo suggerire di regredire, rinunciando alla comodità di molti servizi, ci auspichiamo solamente una maggiore consapevolezza nell'uso, talvolta disinvolto di questi servizi e vorremmo ricordare che questi sistemi di analisi e profilazione NON dimenticano.