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Alle 2:58 ora locale, l'aereo comandato dal colonnello Tibbets atterra alla base di Tinian. L'accoglienza è calorosa centinaia di persone sono sulla pista a salutare l'equipaggio che ha portato a termine una missione attesa da mesi e comiuta con successo.
Dopo i festeggiamenti la vita alla base riprese il corso normale, il generale Farrell inviò un rapporto dettagliato al genere Groves in cui afferma: "[...] i suoi effetti potrebbero essere attribuiti dai giapponesi ad una grande meteora". Contemplando, giustamente, un possibile scetticismo verso un disastro di tale porta che potesse essere attribuito alla mano dell'uomo, sotolineando al contempo l'estrema potenza della deflagrazione.
Le ore successive furono un susseguirsi di messaggi che informavano fra gli alti vertici militari e politici americani sul successo della missione.
Il maresciallo Marshall, forse inconsciamente aveva compreso la portata e le implicazioni di questo gesto tanto da suggerire una modifica alla discorso di Truman, stemperando gli aspetti di eccessiva gratificazione in quanto anche i giapponesi avevano subito gravi e pesanti perdite.
Un'avvertenza tuttavia non presa in considerazione in quanto molti la pensavano come il generale Groves che guardava meno alle perdite giapponesi e più alle atrocità compiute da quest'ultimi, come ad esempio la marcia della morte di Bataan.
Il presidente Truman venne raggiunto dalla notizia mentre era a bordo della nave USS Augusta in ritorno da Potsdam.
Dalle parole di Truman risulta che la notizia in un primo momento fu accolta in modo piacevole e quasi in eguale misura la notizia del secondo sgancio. Solo anni più tardi comprese realmente qual'era la portata e l'orrore delle bombe atomiche.
A Tokio il segretario di gabinetto Hisatsune Sakomizu all'annuncio di Truman probabilmente intraviste un'opportunità d'oro per uscire in modo decoroso dal conflitto.
L'enorme potenza e l'impossibilità di difendersi dalla "atomic bomb" sollevava il paese l'industria e l'esercito dalle responsabilità della sconfitta.
Favorevole anche egli ad una resa il ministro degli esteri Shigenori Togo che motivava questa scelta con il fatto che la bomba aveva drasticamente alterato la situazione militare così da offrire motivi all'esercito di terminare la guerra.
Tuttavia il ministro della guerra Anami Korechika era di parere completamente opposto e risponse scettico che non vi erano ancora evidenze che effettivamente la bomba era atomica inoltre riteneva che l'ultima battaglia, quella decisiva, si sarebbe dovuta svolgere sul suolo nipponico infliggendo numerose perdite al nemico e addirittura evitare la sconfitta.
La resa non fu dichiarata, e tre giorni dopo fu scelto uno dei due obiettivi rimasti in lista.
La scelta cadde su Nagasaki che venne colpita con un secondo e ordigno atomico.